Circolo virtuoso Il nome della Rosa presenta:
Domenica 10 gennaio ORE 21,30
CINEMA
“TROPPO BRAVO PER ESSERE FAMOSO”
Down By Law (Daunbailò)- 1986
(Omaggio a Jim JARMUSH)
A cura di: Danilo DI NICOLA
Jack e Zack sono stati incastrati. Il primo, svogliato magnaccia di New Orleans, il secondo, dee-jay spiantato senza il becco di un quattrino, si ritrovano dietro le stesse sbarre per due crimini che non hanno commesso. Bob, invece, ha ucciso davvero. Ma come dice lui, in fondo è un bonaccione.
Sembra incredibile che un film di Jim Jarmusch, che unisce John Lurie e Tom Waits a Roberto Benigni abbia dovuto attendere il Pinocchio di quest’ultimo per essere riscoperto in Italia, distribuito in sala da Mediafilm. Eppure il Roberto di Daunbailò è un outsider allampanato, mina vagante di spontaneità, naif per vocazione e non per contratto, lontano dal brand di eterno fanciullo in cui ha poi intagliato il suo burattino. Questo Bob stravolge l’inerzia dei compagni di cella scardinando maschere ed equilibri, irrompendo con il suo caos oltre gli argini dell’accettazione, ostinandosi a inseguire un improbabile happy end. L’otterrà in uno scampolo di radici, posto al confine tra Texas e Louisiana, un ritaglio di zona franca di cui l’America si è dimenticata. Perché dell’America di film e poeti il povero Bob non trova traccia. C’è solo il surrogato di un american dream che ancora una volta, nel cinema di Jarmusch, si sfalda in brandelli di disillusione. Lo preannunciano gli sguardi lontani delle ragazze nelle sequenze iniziali e lo confermano Jack e Zack, impantanati nella realtà dei margini. Persi in spazi troppo vasti, amplificati dalla profondità di campo, o schiacciati a ridosso delle pareti di una prigione, sopravvivono come possono a un’esistenza da reietti, di cui la divisa da galeotto è solo l’ennesima manifestazione. Jarmusch li immerge tra guadi e foreste di una Louisiana in bianco e nero, nel morbido nitore della fotografia di Robby Müller. Ai tre protagonisti lascia spazio di improvvisazione e ottiene in cambio momenti memorabili, tra dialoghi surreali e soliloqui tragicomici. Le canzoni di Tom Waits e le musiche di John Lurie accompagnano il realismo straniante della regia, sconfinando più di una volta in una poesia da fiaba sospesa. Come il ballo tra Bob e Nicoletta che precede la separazione, quando Jack e Zack, rimasti soli, tornano a vestire letteralmente i propri panni (o almeno panni che ci somiglino!) con un ultimo scambio che li restituisce a loro stessi, ai ruoli incompatibili e ai cammini solitari.
Fonte: http://www.mediacritica.it/2014/05/17/daunbailo-1986/